VI.ABILITA’ E’ OPEN SOURCE!

Con l’avvio della spending review su scala nazionale, tra le proposte, è che le PP.AA. non devono vietare né penalizzare l’utilizzo di pacchetti open source: il criterio che deve valere al momento della selezione di una qualsivoglia soluzione software è quello del “value for money” (rapporto qualità-prezzo).
Queste conclusioni hanno fortemente orientato il legislatore italiano. La prima iniziativa legislativa ha origine nel 2003, esito diretto dell’indagine conoscitiva sui programmi informatici a codice sorgente aperto, è la cosiddetta “Direttiva Stanca”: il 19 dicembre 2003 l’allora Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, On. Stanca, adottava la direttiva “Sviluppo ed utilizzazione dei programmi informatici da parte delle pubbliche amministrazioni” il cui contenuto sostanziale veniva successivamente trasfuso nel D. Lgs. 82/05 (Codice dell’amministrazione digitale) con l’intenzione di comportare vantaggi nella scelta dei programmi più efficienti e convenienti, ma anche risparmi derivanti dalla condivisione conseguente al riuso all’interno delle amministrazioni pubbliche.
I principali contenuti della “Direttiva Stanca” sono i seguenti (in particolare derivanti dagli articoli 3, 4 e 7):

  • analisi comparativa delle soluzioni. La direttiva dispone che le Pubbliche Amministrazioni acquisiscano programmi informatici sulla base di una valutazione comparativa tecnica ed economica tra le diverse soluzioni disponibili sul mercato, tenendo conto della rispondenza alle proprie esigenze.
  • Criteri tecnici di comparazione. Le Pubbliche Amministrazioni nell’acquisto dei programmi informatici devono privilegiare le soluzioni che assicurino l’interoperabilità e la cooperazione applicativa tra i diversi sistemi informatici della Pubblica Amministrazione, salvo che ricorrano peculiari ed eccezionali esigenze di sicurezza e di segreto.
  • Rendere i sistemi informatici non dipendenti da un unico fornitore o da un’unica tecnologia proprietaria.
  • Garantire la disponibilità del codice sorgente per l’ispezione e la tracciabilità da parte delle Pubbliche Amministrazioni.
  • Esportare dati e documenti in più formati, di cui almeno uno di tipo aperto.

Oltre alla Direttiva menzionata, altri sono gli interventi legislativi che considerano l’Open Source come meritevole di attenzione economica e tecnica come, ad esempio, il Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82, art. 68, comma 1, lettera d) “Codice dell’amministrazione digitale” e le successive integrazioni e modificazioni (Decreto Legislativo 4 aprile 2006, n. 159 “Disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, recante codice dell’amministrazione digitale”) e, la Legge 27 dicembre 2006, n.296.

Il decreto ministeriale istitutivo della Commissione (16 maggio 2007), a firma del Ministro Nicolais, ha definito tre obiettivi prioritari:

  • un’analisi dello scenario europeo ed italiano del settore;
  • la definizione di linee guida operative per supportare le Amministrazioni negli approvvigionamenti di software open source;
  • un’analisi dell’approccio open source per favorire cooperazione applicativa, interoperabilità e riuso.

Successivamente la normativa è stata aggiornata con la recente legge n. 124 del 7 agosto 2015 che all’art. 1, punto “i”, incoraggia l’uso del software open source (codice sorgente aperto).

La provincia di Vicenza si è già mossa in tal senso, e per consentire l’interoperabilità e lo scambio dati tra i vari sistemi informativi, anche Vi.abilità si è dotata di software open source.

Vi.abilità SpA, per le proprie attività istituzionali si avvale prevalentemente di software open source tra i quali ci sono Libreoffice (suite completa per ufficio in sostituzione di Microsoft Office), Thunderbird (per la posta elettronica), Gimp (programma per fotoritocco); anche il sito aziendale è realizzato in WordPress.

In occasione del rinnovo del parco IT aziendale avvenuto nel 2014, perseguendo questa strada il risparmio economico è stato di circa 71,000 (IVA inclusa), solo per la parte software.